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MARTIN EDEN

Venezia 76: Martin Eden, di Pietro Marcello

Concorso

Lo scenario in cui Pietro Marcello fa muovere il suo Martin Eden non è la California come nel romanzo di Jack London da cui trae origine il film, è una Napoli fuori dal tempo dove umiltà e borghesia vivono parallele, immerse in una cornice antica che contrappone la signorilità borghese alla facce scavate e umili di operai e abitanti dei rioni.

Il Martin Eden interpretato da Luca Marinelli è un marinaio bello e solitario che ha conosciuto il mondo attraverso il mare. La scelta di girare in pellicola evidenzia bene quanto sia un individuo ancora in cerca di una propria rotta, una via per un’affermazione definitiva nella società. Sarà l’incontro con una ragazza borghese a suscitargli nuovi propositi e la passione per un nuovo modo di comunicare.
Il parlare bene, la capacità di arrivare alla gente attraverso la scrittura appaiono a Martin lo strumento più efficace per cambiare pelle interpretando la realtà con consapevolezza. E un processo però che necessita di fatica, di studio intenso e rifiuti editoriali che conducono Martin di nuovo ad un’esistenza di isolamento, lontano dalla donna amata e dalla società alla quale vuole presentarsi.
Della difficoltà di tenere assieme le aspirazioni letterarie con un presente non decifrabile, inizialmente pare risentirne anche la recitazione di Marinelli, ingessato e innaturale nel linguaggio e nell’esprimere la vitalità, ancora acerba, di una ragazzo umile.

Immagini di vita popolana si sovrappongono ai ricordi di un tempo di leggerezza nei quali in Martin non vi era traccia del tormento esistenziale di essere altro rispetto all’uomo semplice con un bagaglio di storie e ambientazioni da preservare.
Il successo letterario muterà il Martin Eden colmo di speranze nella cultura e nella possibilità di migliorare la società partendo dai singoli individui in uno scrittore ormai diventato una maschera, imbruttito e spento, nauseato dallo status raggiunto grazie agli stessi scritti, ora elogiati, che gli uomini colti prima snobbavano mostrando così agli occhi del marinaio un’umanità pigra ed ipocrita.
Un mutamento rivelato nella seconda parte, quando dalla polverosa rappresentazione scenica Marcello passa ad una visione indistinta di spazi e persone, priva di genuinità; nel mondo visto dagli occhi del Martin Eden scrittore affermato non vi è posto per una bellezza che non sia intaccata da strategie personali.

Nulla più incuriosisce Martin, il mondo gli si è rivelato tristemente scontato, inibendo qualsiasi spinta alla ricerca di una poesia che sfugge via come granelli di sabbia in un mare che è la sola casa dove poter tornare senza essere delusi.

 

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