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Zack Snyder’s JUSTICE LEAGUE: l’età degli eroi è qui.

-Breve sintesi per chi non sapesse di cosa stiamo parlando: La Warner nel 2013 ha dato il via ad un universo condiviso di film basati sui personaggi DC comics; dopo aver già diretto L’uomo d’acciaio e Batman v Superman: Dawn of Justice, a Zack Snyder, che soprintendeva il progetto narrativo di questi film, era stato affidato il film sulla Justice League. Già durante le riprese i vertici Warner avevano cominciato ad attuare ingerenze alla visione del cineasta pretendendo un film dai toni più leggeri ma soprattutto più conciso in termini di minutaggio.
Nel maggio del 2017 a pochi mesi dall’uscita del cinecomic, Snyder abbandona il film per via di una tragedia famigliare (il suicidio di uno dei suoi figli). La post-produzione e le consuete riprese aggiuntive vengono affidate a Joss Whedon (regista dei primi due Avengers). Quelle che ne consegue è un film rigirato, cambiato nell’intreccio e pieno di grossolanità che scontenta nel novembre dello stesso anno sia pubblico che critica-

L’arrivo della Snyder Cut in tutto il mondo, finanziata e distribuita da HBOMax, sembrava qualcosa di utopistico, irrealizzabile. Invece un movimento nato dal basso, comprese le sue diramazioni tossiche e fanatiche, ha portato in poco più di tre anni a far si che la versione concepita inizialmente dal regista Zack Snyder diventasse realtà: mobilitazione massiccia sul web, campagne pubblicitarie, aerei con striscioni a sorvolare la sede della Warner Bros, lo stesso regista che man mano negli anni ha reso partecipe gli appassionati dei suoi piani iniziali attraverso dibattiti e foto sui social.

 

IL “DIO” È MORTO: il mondo perduto e indifeso

In continuità con Man of Steel e BvS, la Snyder Cut inizia da dove si era concluso il precedente film mostrando il sacrificio di Superman dalla prospettiva della propria amata e dei suoi alleati, con un Batman decisamente provato dalla generosità di colui che per due anni aveva considerato una pericolosa minaccia.

La Terra perde troppo in fretta un salvatore, un simbolo di speranza e l’urlo dell’ultimo figlio di Krypton risveglia le scatole madri dormienti, antichi manufatti capaci, se riuniti, di dar vita all’unità e modificare con conseguenze catastrofiche i pianeti. Bruce Wayne percepisce il peso di quel sacrifico e si mette subito al lavoro per reclutare gli altri metaumani come Diana.

Un prologo misurato, porta con sè frustrazione e dolore assieme a quel senso di impotenza che potrebbe rendere “gli uomini buoni crudeli”. Ma Zack Snyder’s Justice League non è il tempo del rancore e della rabbia, è la stagione che guarda a come trasformare la perdita e il dolore in progetti concreti e risolutori.

 

TANTO DIVINI QUANTO UMANI: GLI EROI DI SNYDER

Snyder ha sempre raccontato gli eroi partendo dai miti e dalle icone (ne scrissi qui e qui ), decostruendo i simboli all’interno di scenari verosimili caratterizzati da contraddizioni e tentennamenti per poi giungere alla consapevolezza delle proprie capacità (e responsabilità).
La Snyder Cut non viene meno a tale attitudine ma la via mediante cui la declina diverge dal passato: racconta e raffigura grandi gesta (passate, presenti, e future) rifugiandosi nelle emozioni, nei grovigli dell’anima, puntando al cuore dei personaggi, soffermandosi assai meno sulla celebrazione pomposa e autoreferenziale dell’epica eroica.

Gli eroi di Justice League, antichi e moderni, sono frenati, vivono isolati, diffidenti dai propri simili ma al tempo stesso sono disposti ad unirsi e trovare una coesione per difendere la stessa casa (la Terra e la vita).

GENITORI E FIGLI

C’è sempre una “Martha” a fare da perno e fiaccola per i personaggi concepiti da Zack Snyder. Madri morte come per Barry Allen (Flash) e Victor Stone (Cyborg), madri lontane (la regina Ippolita per Diana-Wonder Woman), madri assenti da troppo tempo, in superficie e negli oceani, come per Arthur Curry (Aquaman). È uno degli elementi chiave nella caratterizzazione di figure così straordinarie eppure accompagnate da nostalgia e smarrimento: li avvicina a noi, comprendiamo da un’espressione, una parola, dal modo di atteggiarsi quanto significhino per questi super individui.

Anche per il principale avversario di Zack Snyder’s Justice League Steppenwolf esiste una madre, non quella citata nella versione del 2017, ma una madre incarnata dall’unità una volta che avrà recuperato e connesso le tre scatole madri. L’unità per lo Steppenwolf concepito da Zack Snyder è riscatto e riconoscimento agli occhi del padrone e conquistare di mondi Darkseid.

La caratterizzazione di Steppenwolf nella versione di Snyder è più credibile e pericolosa sia in termini visivi che di motivazioni narrative, al netto di qualche battuta ostentata e didascalica.

Steppenwolf

 

CUORE E ISTINTO: MOTORI DEL CAMBIAMENTO

Il Cyborg cuore del film più volte citato dal regista non è stato una stucchevole ripetizione ai fini promozionali. Strettamente connesso ad una delle scatoli madri è lui a capire cosa fare, come e quando con la citata scatola madre, risoluto nel guidare la missione, la squadra verso l’obiettivo finale e il ritorno di Superman.

Un cambiamento che non parte però dalla stupefacente tecnologia della macchina integrata in lui, bensì dal suo io più profondo, dal passato e dal futuro di un’esistenza da vivere non più nascosto. Diversamente dall’universo cinematografico dei Marvel Studios i personaggi presentati da Snyder non si distinguono per le loro speciali qualità, per l’essere degli Dei o fantastici metaumani: almeno inizialmente per alcuni i doni sono dei fardelli, occorre tempo prima che abbraccino la loro eccezionalità e siano consci del proprio potenziale.

L’agire di tali figure non è scandito dai poteri divini, dall’addestramento, da raffinata tecnologia, – non lo era e non lo è nemmeno per Batman quando sfidò Superman – sono le motivazioni, i grovigli interiori a spingerli oltre la loro straordinarietà.

 

IN ATTESA DEL RE

È cruciale per Zack Snyder che il pubblico capisca cosa muova i propri eroi, quali siano le aspirazioni, i sogni, le paure, i rimpianti. Sin da Man of Steel vi sono sequenze di vita quotidiana: il piccolo Clark a scuola, e poi Lois e Clark ritratti nell’intimità, loro che lavorano al Daily Planet, l’amorevole kriptoniano che fa la spesa, cucina, compra i fiori alla propria amata, Bruce Wayne a letto con una delle tante conquiste di una notte.

Se la saga degli Avengers questi pochi momenti di routine gli estrapolava e inseriva nella scena in maniera studiata, nell’universo DC sono parte integrante del contesto, della volontà di rendere semplici e vulnerabili uomini tutt’altro che ordinari.
Significativo in tal senso è il ritorno di Superman dalla morte. Un Clark spaesato prima di riappropriarsi dì sè, del suo ruolo come forza salvifica e buona sulla Terra torna alla fattoria Kent, nei luoghi dove è cresciuto. Il silenzio dei campi di grano, le tonalità di uno scenario protettivo e caldo, ricordano all’uomo d’acciao chi è e cosa lo ha reso tanto stupefacente oltre i suoi poteri.

 

COMBATTERE LE PAURE

L’atmosfera di pericolosità e minaccia perenne accompagna tutto il film specie quando Darkseid viene evocato e sembra poter entrare in scena. Per quanto sia un esecutore e un soldato del proprio tiranno, le finalità personali e indirette di Steppenwolf spingono i vari protagonisti, incalzati dalla caparbietà di Bruce Wayne, a fare squadra, convincendoli a dare il massimo e ad agire nonostante i rispettivi limiti e dubbi mentali.

Si arriva quindi alla fierezza, alla presa di coscienza di sè attraverso una situazione concreta e non declinabile o rimandabile: si tratta di scegliere chi essere.

 

CONCLUSIONI: la strada verso Casa

Zack Snyder con la sua Justice League celebra storie e figure mitologiche a cominciare dai sentimenti, dalla difesa della casa, da ciò che rende umani e fallibili i suoi eroi. Aiutato da una fotografia tesa ad onorare un taglio più introspettivo (viene a mancare un pò di carattere nel rendere al meglio alcuni momenti) e meno solenne rispetto al lavoro di Fong in BvS, Snyder trova con Zack Snyder’s Justice League la miglior resa tra la sua inclinazione all’epicità fumettistica e la coerenza narrativa sia in termini di intreccio che di messa in scena.

Anche le musiche di Junkie XL sono bilanciate, accompagnano la storia puntando più sul coinvolgimento emotivo che su un’enfasi volta a sovrastare la visione. Non mancano le aggiunte volte a glorificare e omaggiare il vissuto di alcuni protagonisti come Wonder Woman.
Convincono nel complesso gli effetti visivi, eccetto qualche rallenty di troppo, specie nel minutaggio con Flash, che rende stucchevole e autoriferita la sequenza protagonista anzichè esaltarla con naturalità. Pregevole il lavoro sia di concept sui vari antagonisti così come la pulizia visiva dei momenti action.

In generale rispetto ai canoni del regista, la Snyder Cut è un lavoro più pragmatico e meno appariscente, le quattro ore scorrono anche se il ritmo in alcuni frangenti fatica ad unire le varie parti: è uno dei limiti di Snyder, adagiarsi nell’istantanea senza legare l’immagine (in termini di logicità) alla base della tela strutturale del racconto (vedasi lo scontro iniziale di Wonder Woman con i terroristi a Londra). La versione del 2017 trasmetteva sfumature più conflittuali nelle interazioni tra gli eroi così come il significato nel creare una lega della giustizia era accompagnato da maggiore incisività in termini di interazione dei personaggi.

La celebrazione dei miti e dell’essere eroi come detto in apertura passa dalla simbiosi tra scrittura e praticità (ne sono un esempio i pochissimi momenti, digeribili, di ironia e humor): è un viaggio coinvolgente, appassionante e catartico che non necessità di sublimare, a differenza dei film che l’hanno preceduto, le gesta leggendarie con richiami filosofici o aspirazioni poetiche fine a se stesse.

La Justice League pensata e voluta da Snyder è davvero l’evoluzione dell’Universo DC verso storie e scenari che spingono a desiderare un proseguimento al racconto di formazione e presa di coscienza che tanto fa pensare ai valori e i codici d’onore de I cavalieri della tavola rotonda.

L’identità del film rispecchia perfettamente la passione e il sostegno della comunità dei fan grazie ai quali un progetto che parla di famiglie, tribù e appartenenza si è concretizzato. È davvero questa Justice League un ritratto d’amore per figure brillanti che Zack Snyder dirige, protegge ed esalta con candore piuttosto che con maestosità.
Un elemento non assente ma portato sullo schermo e valorizzato guardando alla magnificenza degli uomini e degli dei nell’essere protagonisti di scelte aggreganti e unitarie oltre le fazioni e le differenze.

La fiaccola dell’universo DC ancora una volta arde grazie alla tenacia di un uomo, Bruce Wayne, nel dare una nuova vita al re, Superman, creando una squadra, una nuova famiglia, composta da persone finalmente convinte di seguire la luce, di poter compiere meraviglie.

Info: Zack Snyder’s Justice League è disponibile in esclusiva su Sky Cinema e Now tv dal 18 marzo (anche on demand)

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