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Venezia 76: l’essere una famiglia e genitori in Ema, Sole e Madre

Cosa significa essere una famiglia oggi, come arrivarci e come ridefinire quel nucleo sono direzioni ben raccontate da tre film (Concorso e Orizzonti) molto diversi tra loro ma accomunati da un desiderio di calore e sicurezza che solo gli affetti più intimi sono capaci di restituire.

In Ema (Concorso), di Pablo Larrain, la ballerina Ema subisce il distacco forzato dal figlio adottivo Polo, incapace di gestire il trauma si allontana dal marito coreografo, trovando un rifugio nel ballo, nell’amore fluido, in rapporti sessuali intensi e vibranti.
Ema è un’esperienza di colori che trova l’autodeterminazione di sé attraverso il corpo.
E sull’eccitazione del contatto con l’altro la giovane Ema, interpretata da una magnetica Mariana Di Girolamo, basa il suo disegno per riavvicinarsi ad un figlio che vediamo raramente pur riempiendo la complicità e le rotture con l’amato Gastón.
L’arte di esprimersi con la danza mettendo in scena coreografie vigorose non è una ricerca di attenzione o legittimazione ma la fiamma essenziale per essere sé stessi, vivendo e insegnando la libertà. Il corpo di ballo diviene una comunità, un altro modo di essere famiglia e di concepire l’esistenza.

Alla fine gli altri personaggi coinvolti da Ema si troveranno, in maniera spaesata, ad accogliere il suo manifesto esistenziale, fatto di mescolanze cromatiche e affettive per dare forma ad una famiglia inaspettata ma non per questo assente da coinvolgimento e attenzioni.

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Il debutto di Carlo Sironi, in Orizzonti, è un racconto di crescita sulle responsabilità, sul valore della cura verso gli altri. Lena è una giovane ragazza da poco in Italia per vendere il bambino che aspetta e ricominciare una nuova vita. Due coniugi, impossibilitati ad avere figli,  adotteranno con la complicità di terzi e un parente la bambina in arrivo. Il parente è Ermanno, un ragazzo “alienato” tra slot machine e piccole crimini; sarà lui ad ospitare Lena e poi fingersi il padre per favorire più rapidamente l’adozione.

Non sappiamo molto del passato dei due giovani, Sole fa esprimere i suoi protagonisti attraverso gli spazi del presente: ambienti spogli, essenziali e cupi, capaci di trasmettere sui volti di Riccardo e Lena, sofferenza e solitudine. Poi accade che la bambina nasce prematura e in Riccardo gradualmente cresce un sentimento di protezione verso il nuovo arrivato mentre Lena affronta il futuro allontanamento dalla sua creatura con freddezza e apatia.
La luce continua a non riscaldare il loro mondo ma è presente e viva nelle attenzioni di Riccarso verso la piccola Sole, in azioni concrete che fanno pensare ad un destino differente, in grado di unire due anime perse nell’innocenza di un essere che giorno dopo giorno li ha conquistati al punto di essere genitori. Quello di Sironi è un film semplice per come è confezionato ma estremamente profondo nell’evidenziare i grovigli esistenziali di due persone che avevano solo bisogno di trovarsi.

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Quando si smette di essere madri, è davvero così difficile perdere quel senso di attaccamento verso un figlio? Madre, altro film Orizzonti, di Rodrigo Sorogoyen si muove intorno al quesito partendo da un evento drammatico: il figlio di Elena da dieci anni è scomparso, allora ne aveva sei.  L’ultima volta che lei lo ha sentito è stato con una telefonata, in cui il bambino le diceva di essersi perso in una spiaggia in Francia e di non riuscire a trovare il padre. Dopo quell’ultimo saluto sembra che il tempo per Elena si sia fermato perchè ora vive propio nella località turistica che le ha sottratto il figlio.
Un maniera morbosa di ricongiungersi a lui che la rende una persona persa nella grandezza di un orizzonte in cui ormai si sente vuota. Il tutto ci viene restiuito dall’ottica grandangolare con cui il regista disegna il presente di Elena, un presente che la riporterà indietro quando conosce un adolescente francese che le ricorda il figlio.

Da qui si instaura un legame ossessivo, di dipendenza che porterà Elena a rielaborare vecchie ferite e a trovare un via per essere lì accanto a lui, proteggendolo un’ultima volta dalla tragicità del mondo. Ma vivere significa provare nuove emozioni, andare avanti ed Elena dovrà capire se sarà capace di ricominciare lasciando andare suo figlio, per rimanendo nel profondo una madre.

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